martedì 25 giugno 2013

REGIONE SUB IUDICE?

Il Comitato Esecutivo de LeALI, riunitosi stasera per valutare la situazione politica regionale in vista dell'avvio della XIV legislatura regionale, ha deliberato all'unanimità il seguente

Comunicato Stampa

La Regione Autonoma Valle d'Aosta merita ben più di un Governo sub iudice.

La composizione della nuova Giunta regionale non può prescindere dalle conclusioni dell'inchiesta giudiziaria sui lavori di ampliamento dell'ospedale regionale. La politica non può rimanere indifferente a guardare, trincerandosi dietro il principio costituzionale di presunzione di innocenza sino sentenza definitiva. Chi è politicamente impegnato deve essere al di sopra di ogni sospetto e nel dubbio deve fare fare un passo indietro per affermare credibilità e autonomia al ruolo politico.

La difesa ad oltranza degli indagati è legittima da parte loro, molto meno lo è invece la difesa politica d'ufficio. Se la politica è interesse pubblico il primo a tirarsi indietro non può che essere Augusto Rollandin, ogni suo diverso atteggiamento, ogni sua forzatura per ritornare a fare il Presidente della Regione suona come l'anteposizione di un disegno personale a quello pubblico generale.

La legislatura è appena iniziata, il governo regionale è ancora da definire; la maggioranza politica ha il compito di governare, ma ha anche il dovere di non esporre in un momento di grave crisi economica la Regione Valle d'Aosta al rischio di instabilità, costruendo un disegno politico-amministrativo su di un terreno minato da un'inchiesta giudiziaria che vede un pericoloso intreccio tra politica, affari e criminalità organizzata.

Se un Ministro del Governo Letta si è dimesso per alcune dimenticanze fiscali, non è assolutamente sostenibile che la prossima Giunta regionale sia guidata da chi si è “dimenticato” - volendo credere alla tesi difensiva – di leggere quanto firmava.


venerdì 21 giugno 2013

PERSEGUITATO O "PERSEVERATORE"? Rollandin inciampa nuovamente negli appalti

Rollandin un prode erede dei Salassi perseguitato dalla bieca giustizia italica? O piuttosto un intraprendente discendente della stirpe veneta, come suggerisce il suffisso del suo cognome valdostanizzato da qualche generazione, miracolato dall'inefficienza del sistema giudiziario italo-borbonico?
La sua carriera politica di Presidente della Regione - dal gennaio 1984 al giugno 1990 e poi dal 2008 al 2013 - è costellata da inchieste giudiziarie che l'hanno visto ripetutamente imputato. Nel 1993 inciampò nel suo primo incidente di percorso, che gli costò un paio di mesi di carcerazione preventiva per poi sfociare nel '94 in una condanna definitiva in Cassazione a 16 mesi con interdizione dai pubblici uffici per abuso d'ufficio per favoreggiamento in una vicenda di appalti.
Poi è la volta dell'Affaire Trasporti: 9 miliardi e 247 milioni di erogazioni di contributi illeciti alle società di trasporto pubblico, secondo l'accusa. Il processo penale per Rollandin viene bloccato dalla prescrizione, mentre, invece, la magistratura contabile della Corte dei Conti nel novembre 2007 lo condanna a restituire alla Regione Valle d'Aosta 480 mila euro. La somma è pagata con un'anticipazione dei fondi previdenziali regionali accantonati dallo stesso Rollandin, nei mandati precedenti.
Più fortunata, invece, la vicenda processuale del voto di scambio nella quale Rollandin esce assolto; in sentenza si legge che i soldi consegnati alla "postina" Rosina Rosset erano in realtà rimborsi per spese elettorali. Il relativo filmato acquisito all'inchiesta - secondo i giudici - rafforza questa proprio conclusione; infatti l'aria circospetta con cui la donna consegna a un lontano discendente dei Salassi, tale Domenico Cosentino, il bustone è spiegato con la necessaria riservatezza - privacy - delle attività elettorali.
Nonostante questi incidenti di percorso Rollandin ottiene la riabilitazione con conseguente estinzione del reato e delle pene accessorie comminategli nel 1994.
Ora la storia si ripete e proprio nel momento in cui Rollandin sta per formare la Giunta della legislatura appena iniziata gli è notificato un avviso di garanzia con l'accusa di abuso d'ufficio nell'ambito dei lavori di ampliamento dell'ospedale regionale per il contratto da lui sottoscritto nelle sue funzioni di Presidente svolte nella scorsa legislatura. La primissima reazione difensiva è stata di scaricare le colpe sui funzionari, disattenti -  la sua d'altronde è solo una firma! -poi, al fine forse di evitare pericolose e controproducenti reazioni, ha corretto il tiro, precisando è la stampante che ha saltato pezzi di testo.(?)
Ma la Procura sostiene l'accusa forte delle intercettazioni acquisite e della prova regina di un contratto sottoscritto dal Presidente Rollandin in un testo differente - per omissioni e integrazioni - da quello approvato dalla Giunta regionale e a lui demandato per la mera formalizzazione.
Dicono i cinesi - ben conosciuti da Rollandin nelle sue vesti trascorse di Presidente di CVA, ma questa è un'altra storia ancora tutta da scrivere - "la medesima acqua può sostenere o affondare la nave"; chissà, la Cina è lontana, ma poi non così tanto!

sabato 8 giugno 2013

AAA CERCASI CENTRODESTRA

Sul fronte del centrodestra il recente risultato delle elezioni regionali è stato chiarissimo: l'elettore liberale è in primis "un non unionista". 
E' così che si spiega l'azzeramento del PdL valdostano passato da quattro consiglieri a zero. La politica di primo maggiordomo dell'area autonomista servita dal PdL in questi ultimi tre anni non è stata apprezzata dagli elettori di centrodestra. La follia della classe dirigente pidiellina valdostana di  pretendere di essere forza di governo senza in realtà governare alcunché e rinnegando la propria identità politica, pur di stare formalmente nella maggioranza autonomista, è stata bocciata dall'elettorato. Non è bastato spendere il nome di "Berlusconi Presidente" sul simbolo elettorale per rimanere a Palazzo regionale; il riferimento alla funzione presidenziale - del tutto fuori luogo e decontestualizzato - evidenziava il disperato tentativo di far prevalere il richiamo al leader, per far dimenticare l'inconsistenza degli ultimi anni di non politica in Valle d'Aosta. Ma l'assenza del PdL alle elezioni politiche tenutesi tre mesi fa, a febbraio, e l'invito a votare i candidati autonomisti, l'uno targato U.V. e l'altro S.A., era un ricordo difficile da dimenticare anche per gli elettori più smemorati. Altrettanto difficile da dimenticare i complimenti telefonici - quanto mai inopportuni - fatti da un un distratto Berlusconi alla disastrosa classe dirigente pidiellina regionale.
Così gli elettori di  centrodestra si sono dispersi tra l'opposizione del momento -M5S- la nascente proposta di area rappresentata da LeALI, il non voto e il voto nullo.
La scomparsa del PdL è dunque cosa ben diversa dalla scomparsa degli elettori - arrabbiati e demotivati - di centrodestra, i quali non sono spariti, ma  attendono di capire chi possa dare loro voce e coerente rappresentanza per arginare e ridimensionare l'ormai vacillante sistema clientelare unionista.
Le risposte non verranno sicuramente dalla "badogliana" classe dirigente del defunto PdL, la quale tra abbandoni - il coordinatore, ormai ex,  Alberto Zucchi - fughe in altri improbabili lidi - l'ex Capogruppo Massimo Lattanzi - e inconsistenti terze fila, sembra aver esaurito ogni residua risorsa.  
LeALI ha tutte le carte in regola per riaggregare su presupposti coerenti l'intera area politica del centrodestra valdostano. I valori liberali sono alternativi all'attuale gestione delle risorse pubbliche regionali e agli attuali metodi di amministrazione clientelare. LeALI si propone di rimettere l'Amministrazione pubblica al servizio del cittadino e dei suoi interessi, riportando l'azione pubblica ai principi del buongoverno, del merito, delle competenze, del contenimento degli interventi pubblici agli ambiti istituzionali. 
LeALI vuol essere un progetto politico aperto a tutti i cittadini con un comune sentire liberale, stanchi di soggiacere all'arroganza di un potere pubblico fine a se stesso, costruito con i soldi di tutti - riparto fiscale -  ma a vantaggio di pochi. L'impegno politico deve ritrovare una dimensione etica, che possa esprimere sulla scena politica persone già realizzate nella loro sfera personale, le quali mettano al servizio del bene pubblico le loro conoscenze e le loro esperienze. L'era della politica di mestiere, erede del concetto monarco-dinastico, è ormai al tramonto e va evitato il rischio che la politica continui a rimanere appannaggio di cerchie ristrette di persone  - tecnocrati spregiudicati - sul pretesto di un'emergenza in realtà a loro funzionale.