Tutti
ricordano i “buoni benzina”, con cui il carburante si pagava poco
più della metà; ma pochi sanno i veri motivi per cui sono stati
tolti .
La
loro eliminazione è frutto di una distrazione dello Stato italiano e
del compiacente disinteresse della Regione Valle d'Aosta o meglio
delle forze autonomiste che la governano – UV, SA e Fed – e dei
parlamentari valdostani.
L'esenzione
fiscale sui carburanti e su alcuni generi alimentari era stata
introdotta, dalla legge 623 del 1949 quale misura compensativa “in
attesa che sia attuato il regime di zona franca previsto per l'intero
territorio della Valle d'Aosta”.
Alla
vigila dell'entrata in vigore del trattato di Maastricht – 1°
gennaio 1993 – l'Unione Europea invitava gli stati membri ad una
ricognizione dei regimi fiscali, al fine di addivenire ad una
armonizzazione dei trattamenti fiscali ritenuti presupposto
essenziale a consentire un'effettiva libera concorrenza nell'area
europea.
La
decisione comunitaria, tuttavia prevedeva un doppio binario: deroga
permanente al principio dell'armonizzazione fiscale per i regimi di
agevolazione antecedenti ai trattati di Roma del 1957, istitutivi
della CEE; deroga temporanea per i regimi successivi.
Con
la direttiva 12/1992 l'Unione Europea recepiva l'elenco delle aree
comunicate dagli stati membri ove vi erano regimi di agevolazione
fiscale antecedente ai Trattati di Roma del 1957, dichiarandoli
permanenti. Il Governo italiano - presieduto da Giuliano Amato –
inserì Livigno, Campione d'Italia e le acque italiane del lago di
Lugano, ma dimenticò di inserire la Valle d’Aosta.
L’omesso
inserimento in quel elenco ha fatto sì che la Valle d’Aosta
venisse automaticamente inserita nelle zone a regime fiscale
agevolato provvisorio, determinando così i presupposti per la revoca
dei buoni benzina.
Il
danno causato ai valdostani da tale distrazione politica si è
trasformato, invece, per le casse regionali in un'entrata
supplementare – grazie al riparto fiscale che restituisce alla
Regione il 100% delle tasse, delle accise e dell'IVA riscossi in
Valle d'Aosta- di oltre 30 milioni di euro, divenuti ora in
conseguenza dell'aumento del prezzo dei carburanti circa 50 milioni.
Soldi tolti alle tasche dei valdostani per finire nel calderone
pubblico ed essere ridistribuiti con logiche spesso clientelari.
Il
rimedio sarebbe a portata di mano: avviare una procedura
amministrativa di “errata corrige” per riavere domani stesso il
regime di esenzione fiscale sui carburanti. Ma una tale azione
politica non è gradita alle forze autonomiste che dovrebbero
rinunciare al maneggio diretto di circa 50 milioni di euro di
proventi fiscali sui carburanti pagati dai valdostani.
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