venerdì 24 maggio 2013

LA VERA STORIA DEI BUONI BENZINA NEGATI


Tutti ricordano i “buoni benzina”, con cui il carburante si pagava poco più della metà; ma pochi sanno i veri motivi per cui sono stati tolti .

La loro eliminazione è frutto di una distrazione dello Stato italiano e del compiacente disinteresse della Regione Valle d'Aosta o meglio delle forze autonomiste che la governano – UV, SA e Fed – e dei parlamentari valdostani.
L'esenzione fiscale sui carburanti e su alcuni generi alimentari era stata introdotta, dalla legge 623 del 1949 quale misura compensativa “in attesa che sia attuato il regime di zona franca previsto per l'intero territorio della Valle d'Aosta”.
Alla vigila dell'entrata in vigore del trattato di Maastricht – 1° gennaio 1993 – l'Unione Europea invitava gli stati membri ad una ricognizione dei regimi fiscali, al fine di addivenire ad una armonizzazione dei trattamenti fiscali ritenuti presupposto essenziale a consentire un'effettiva libera concorrenza nell'area europea.
La decisione comunitaria, tuttavia prevedeva un doppio binario: deroga permanente al principio dell'armonizzazione fiscale per i regimi di agevolazione antecedenti ai trattati di Roma del 1957, istitutivi della CEE; deroga temporanea per i regimi successivi.
Con la direttiva 12/1992 l'Unione Europea recepiva l'elenco delle aree comunicate dagli stati membri ove vi erano regimi di agevolazione fiscale antecedente ai Trattati di Roma del 1957, dichiarandoli permanenti. Il Governo italiano - presieduto da Giuliano Amato – inserì Livigno, Campione d'Italia e le acque italiane del lago di Lugano, ma dimenticò di inserire la Valle d’Aosta.
L’omesso inserimento in quel elenco ha fatto sì che la Valle d’Aosta venisse automaticamente inserita nelle zone a regime fiscale agevolato provvisorio, determinando così i presupposti per la revoca dei buoni benzina.
Il danno causato ai valdostani da tale distrazione politica si è trasformato, invece, per le casse regionali in un'entrata supplementare – grazie al riparto fiscale che restituisce alla Regione il 100% delle tasse, delle accise e dell'IVA riscossi in Valle d'Aosta- di oltre 30 milioni di euro, divenuti ora in conseguenza dell'aumento del prezzo dei carburanti circa 50 milioni. Soldi tolti alle tasche dei valdostani per finire nel calderone pubblico ed essere ridistribuiti con logiche spesso clientelari.
Il rimedio sarebbe a portata di mano: avviare una procedura amministrativa di “errata corrige” per riavere domani stesso il regime di esenzione fiscale sui carburanti. Ma una tale azione politica non è gradita alle forze autonomiste che dovrebbero rinunciare al maneggio diretto di circa 50 milioni di euro di proventi fiscali sui carburanti pagati dai valdostani.

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